l’ottavo video della serie Vita Consecrata: Generosità illimitata e chiamata ai giovani (8 di 10) – # 104 e #106 di vita consacrata.
Il testo completo della Vita Consecrata: Esortazione Apostolica Post-Sinodale Vita Consecrata del Santo Padre Giovanni Paolo II (link is external)
Informazioni sulle Serve del Signore e della Vergine di Matará, suore missionarie: Serve del Signore e delle Vergine de Matará
Trascrizione di Vita Consecrata – 8 di 10 – Generosità illimitata e chiamata ai giovani
Di Vita Consecrata (1996), # 104 e #106 © 1996 – Libreria Editrice Vaticana
104. Non sono pochi coloro che oggi si interrogano perplessi: Perché la vita consacrata? Perché abbracciare questo genere di vita, dal momento che vi sono tante urgenze, nell’ambito della carità e della stessa evangelizzazione, a cui si può rispondere anche senza assumersi gli impegni peculiari della vita consacrata? Non è forse, la vita consacrata, una sorta di «spreco» di energie umane utilizzabili secondo un criterio di efficienza per un bene più grande a vantaggio dell’umanità e della Chiesa?
Queste domande sono più frequenti nel nostro tempo, perché stimolate da una cultura utilitaristica e tecnocratica, che tende a valutare l’importanza delle cose e delle stesse persone in rapporto alla loro immediata «funzionalità». Ma interrogativi simili sono esistiti sempre, come dimostra eloquentemente l’episodio evangelico dell’unzione di Betania: «Maria, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento» ( Gv 12, 3). A Giuda che, prendendo a pretesto il bisogno dei poveri, si lamentava per tanto spreco, Gesù rispose: «Lasciala fare!» (Gv 12, 7). E’ questa la risposta sempre valida alla domanda che tanti, anche in buona fede, si pongono circa l’attualità della vita consacrata: Non si potrebbe investire la propria esistenza in modo più efficiente e razionale per il miglioramento della società? Ecco la risposta di Gesù: «Lasciala fare!».
A chi è concesso il dono inestimabile di seguire più da vicino il Signore Gesù appare ovvio che Egli possa e debba essere amato con cuore indiviso, che a Lui si possa dedicare tutta la vita e non solo alcuni gesti o alcuni momenti o alcune attività. L’unguento prezioso versato come puro atto di amore, e perciò al di là di ogni considerazione «utilitaristica», è segno di una sovrabbondanza di gratuità, quale si esprime in una vita spesa per amare e per servire il Signore, per dedicarsi alla sua persona e al suo Corpo mistico. Ma è da questa vita «versata» senza risparmio che si diffonde un profumo che riempie tutta la casa. La casa di Dio, la Chiesa, è, oggi non meno di ieri, adornata e impreziosita dalla presenza della vita consacrata.
Quello che agli occhi degli uomini può apparire come uno spreco, per la persona avvinta nel segreto del cuore dalla bellezza e dalla bontà del Signore è un’ovvia risposta d’amore, è esultante gratitudine per essere stata ammessa in modo tutto speciale alla conoscenza del Figlio ed alla condivisione della sua divina missione nel mondo.
«Se un figlio di Dio conoscesse e gustasse l’amore divino, Dio increato, Dio incarnato, Dio passionato, che è il sommo bene, gli si darebbe tutto, si sottrarrebbe non solo alle altre creature, ma perfino a se stesso e con tutto se stesso amerebbe questo Dio d’amore fino a trasformarsi tutto nel Dio-uomo, che è il sommo Amato».
106. A voi, giovani, dico: Se avvertite la chiamata del Signore, non respingetela! Inseritevi, piuttosto, coraggiosamente nelle grandi correnti di santità, che insigni sante e santi hanno avviato al seguito di Cristo. Coltivate gli aneliti tipici della vostra età, ma aderite prontamente al progetto di Dio su di voi, se Egli vi invita a cercare la santità nella vita consacrata. Ammirate tutte le opere di Dio nel mondo, ma sappiate fissare lo sguardo sulle realtà destinate a non tramontare mai.
Il terzo millennio attende il contributo della fede e dell’inventiva di schiere di giovani consacrati, perché il mondo sia reso più sereno e capace di accogliere Dio e, in Lui, tutti i suoi figli e figlie.